Dalle prime presentazioni.
Credevo di portare alle presentazione alcuni dei mille aneddoti legati al lungo e complesso processo di scrittura del libro. Non è andata così. E' stato il libro stesso a stringere a se i lettori dissolvendo l'annedotica nella sua inutilità.
In pochi giorni decine di riferimenti personali hanno intrecciato passaggi del testo con le vite dei tanti che lo stanno avvicinando.
Ormai non conto più quelli che mi dicono "Parli di me. Di quello che mi è successo. Di quello che avrei voluto. Ma come fai saperlo?"
Ripeto a ciascuno che, no, che è tutto inventato, che neppure conosco le storie private, che non leggo né i cuori né il passato. Che non mi avete mai raccontato le vostre storie e dunque non le conosco, che forse le misteriose vie apertte dalle parole servono a molti come percorso per specchiarsi, spesso a mia insaputa.
Io dalla realtà prendo le paure, poi le sbatto sul foglio ad agitarsi, nude, provo a risolverle, ammansirle, domarle, a immaginare percorsi che le trasformino in opportunità, vedo soluzioni, alternative. Ci provo. Serve a me per preferire la scrittura alla psicanalisi.
Le paure che affronto sono rigorosamente le mie, poi se in qualche modo sono così simili alle vostre non stupitevi: il cielo sotto cui ci agitiamo è lo stesso per tutti.